Le battaglie di AIC Liguria: insieme per i diritti dei celiaci

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2)  ELIMINAZIONE IVA DAI PRODOTTI SENZA GLUTINE

Negli ultimi anni, il costo degli alimenti per celiachia è cresciuto in modo significativo. Secondo i dati Nielsen, dal 2016 si registra un aumento dell’11% del pane senza glutine e del 32% della pasta senza glutine. Questi rincari, in linea con l’inflazione generale, incidono in maniera ancora più marcata su chi deve seguire un’alimentazione senza glutine per motivi di salute.

Il prezzo dei prodotti senza glutine resta infatti fino a tre volte superiore rispetto a quello degli alimenti tradizionali con glutine. Le ragioni di questa differenza sono legate ai costi di produzione più elevati, alla necessità di ingredienti specifici certificati e a processi di lavorazione e controllo più complessi, indispensabili per garantire la totale assenza di contaminazione.

Ma il principale fattore che incide sui prezzi resta la dimensione del mercato: in Italia, le persone celiache rappresentano solo l’1-2% della popolazione, rendendo la filiera del senza glutine una nicchia con volumi di produzione più ridotti.

AIC chiede l’eliminazione dell’IVA sui prodotti senza glutine

Per contrastare gli effetti del caro-prezzi, AIC – Associazione Italiana Celiachia ha avanzato una proposta alle istituzioni italiane: portare l’IVA sui prodotti senza glutine allo 0%, seguendo l’esempio di Spagna e Portogallo, dove misure analoghe sono già state adottate.
In Italia, infatti, i generi alimentari di prima necessità (come pane, pasta o latte) hanno un’IVA al 4%, mentre molti alimenti specifici per celiaci sono ancora tassati al 10%. Ridurre o azzerare questa imposta permetterebbe di restituire potere d’acquisto ai consumatori celiaci, alleggerendo il peso economico di una dieta che non è una scelta, ma una vera e propria terapia salvavita.

Rossella Valmarana, Presidente Nazionale di AIC, sottolinea:
“La dieta senza glutine è l’unica terapia disponibile per la celiachia e deve essere seguita per tutta la vita. Se i prezzi aumentano e i buoni restano invariati, il potere d’acquisto diminuisce, creando difficoltà a chi è celiaco. Garantire la copertura dei fabbisogni nutrizionali dei celiaci significa anche evitare i costi sociali e sanitari di una celiachia non trattata correttamente.”